Fra gli artisti napoletani che sono stati a Parigi, attratti dall'aria di profondo rinnovamento che si respirava, oltre a Giuseppe De Nittis e a Vincenzo Gemito, ci sono, nella mostra, pittori come: Giuseppe Palizzi, Domenico Morelli, Antonio Mancini, Gioacchino Toma, Francesco Netti, Francesco Paolo Michetti, Federico Rossano, Edoardo Tofano, Giacomo Di Chirico, Alceste Campriani, Edoardo Dalbono, Francesco Lord Mancini, Ulisse Caputo, Vincenzo Migliaro, Carlo Brancaccio, Giuseppe De Santis, Antonino Leto, Federico Rossano, Michele Cammarano.
Fra gli scultori, oltre a Gemito, ci sono Francesco Jerace, Achille d'Orsi, Luigi De Luca, Giuseppe Renda, Filippo Antonio Cifariello, Raffaele Uccella e Achille Befani Formis.
Fra i fotografi, poiché è la fotografia l'ultima nata fra le arti visive, ci sono Adrien Alban Tournachon, Maxime Du Camp e Pascal Sebah.
È un momento particolare della storia, di Napoli e di tutta l'Europa.
Siamo in piena Rivoluzione. In questo periodo Parigi e Napoli sono due città accomunate dalla stessa tensione: esplorare e immaginare il futuro. Parigi è in piena trasformazione, la città è ricca di fermenti culturali e rivoluzionari. È qui che emergono le novità e le contraddizioni della rivoluzione industriale. Parigi non è solo la capitale della Francia, è il cuore di tutta l'Europa, è il centro pulsante a cui guarda anche l'America.
In questo clima l'arte non può richiudersi nelle accademie, né può rappresentare suggestioni storiche e mitologiche riproponendo la grandezza dell'arte classica e di quella rinascimentale. L'arte deve andare oltre. I nuovi scenari economici e tecnologici stanno creando nuove opportunità.
Ma cosa è successo in questo secolo tale da cambiare l'arte?
Elenchiamo alcuni fattori che hanno contribuito a questo cambiamento.
1. Si è affermata una nuova figura di artista, diversa dall'artista artigiano conosciuto fino ad allora, che forniva lavoro dietro richiesta di un committente: un sacerdote, un nobile, un mercante. Ora l'artista diventa libero di esprimersi. È una figura autonoma, che colloca la sua arte direttamente sul mercato: il mercato dell'arte.
2. Nasce una nuova figura professionale, il mercante d'arte che, in un ambiente di forte rinnovamento culturale, cerca i prodotti artistici da proporre e vendere alla borghesia imprenditoriale in ascesa e che sta cercando un suo stile e una sua identità.
3. Grazie alla chimica e alla industria che ne diffonde i prodotti, la tavolozza dei colori si arricchisce di una quantità di colori alla portata di tutti. Essi non sono più prodotti dall'alchimia direttamente nelle botteghe dell'artista artigiano, ma vengono acquistati nei negozi e la loro mescolanza offre una varietà infinita di tonalità e sfumature.
4. L'affermarsi della fotografia, non solo offre una nuova consapevolezza della luce e delle ombre ma, con la sua maggiore corrispondenza alla realtà e per i suoi costi inferiori, sottrae committenza alla pittura, soprattutto nella ritrattistica.
Nell'arte la ricerca formale e dei soggetti si apre ora verso nuovi indirizzi.
Il primo è rivolto alla realtà, con temi come il paesaggio, il mondo del lavoro e della vita quotidiana. Siamo in presenza di un vero e proprio movimento che coinvolge anche la letteratura e ha le sue radici nel positivismo, un pensiero filosofico che indaga la realtà in modo scientifico, e nei movimenti rivoluzionari che porteranno alla Comune di Parigi.
Emergono artisti come Honoré Daumier con il suo "
Il vagone di terza classe",
... Gustave Caillebotte con "
I piallatori di parquet"
... e Gustave Courbet con "
Gli spaccapietre".
Quest'ultimo affermerà: «
Ho voluto essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l'aspetto della mia epoca secondo il mio modo di vedere, fare dell'arte viva. Questo è il mio scopo».
È un nuovo indirizzo che attraversa tutta l'Europa già nella prima metà dell' 800 e che attrae anche la sensibilità degli artisti napoletani.
Ne citiamo alcuni.
Giuseppe Palizzi arriva a Parigi nel 1844 e qui scopre paesaggismo e realismo.
GIUSEPPE PALIZZILa traite des veaux dans la Vallée de la Touque, Normandie (1859)
Domenico Morelli raggiunge Parigi dieci anni dopo per partecipare all'esposizione universale dei prodotti dell'Agricoltura dell'Industria e delle Belle Arti.
DOMENICO MORELLI La figlia di Giairo
Siamo negli anni dei macchiaioli in Toscana, dei veristi napoletani della scuola di Resina e dei paesaggisti della scuola di Posillipo.
FRANCESCO PAOLO
MICHETTI
La raccolta delle zucche (1873)
Ma Parigi va oltre.
Sempre il pittore Courbet sostiene che non è importante ciò che rappresenti ma come lo rappresenti. È questo che dà forza e intensità al quadro. Egli annuncia così l'altro nuovo indirizzo: è la ricerca e la di sperimentazione di nuove tecniche e di modi originali di dipingere e di scolpire che, passando per l'impressionismo, arriverà al novecento con il cubismo e l'astrattismo.
Gli artisti dipingono la realtà nel suo movimento e nelle sue vibrazioni con la velocità del gesto e con le "macchie di colore". Il pittore impressionista Renoir disse: «
La neve non è solo bianca ma è anche azzurra per i riflessi del cielo; l'erba non è solo verde, ma è gialla per il sole, azzurra per il cielo, e così via all'infinito». La nuova tavolozza dei colori viene pienamente utilizzata per dipingere cattedrali che cambiano aspetto nei tempi diversi della giornata; giardini dove i colori si miscelano sotto la forza unificante della luce del sole.
Tutto questo si traduce nell'arte dell'ottocento in un nuovo movimento: l'impressionismo.
Gli artisti frequentano i cafè parigini dei Bistrò. In quegli ambienti saturi di fumo e di odore di caffè artisti e letterati rielaborano la cultura del tempo e immaginano il futuro.
Il legame tra Napoli e Parigi si rafforza sempre di più.
Nell'arco di un decennio Parigi, che già nel 1855 era stata sede di una Esposizione Universale, ospita altre due Esposizioni Universali, quella del 1867 e quella del 1878. Sono eventi nei quali emerge tutto ciò che di nuovo esprimono l'arte e la tecnologia mondiale. E tale è la forza che questi eventi sprigionano, che Parigi diventa il cuore dell'Europa e riferimento universale.
PARIGI ESPOSIZIONI UNIVERSALI
185518671878
Cerimonia della premiazione Macchina motrice verticaleSezione portoghese
Napoli, che è città ricchissima di tradizioni e cultura, città raffinata e cosmopolita, non può sottrarsi a questo fascino, a questa euforia di cambiamento.
De Nittis raggiunge Parigi nel 1869 e lì scopre un mondo in continuo movimento, vario ed elegante di cui rimarrà affascinato. Più tardi egli affermerà: «la Francia è la nazione che ho sposato».

GIUSEPPE DE NITTIS
Alle corse d'Auteuil
Autoritratto
Colazione in Giardino
Gemito arriverà a Parigi più tardi. Il suo percorso lo porterà all'apice del successo al salone di Parigi nel 1876 e 1877.
Nelle loro opere i due artisti fanno riferimento a mondi diversi: De Nittis rappresenta l'espressione del mondo borghese; Gemito, attinge dalla umanità dei vicoli del centro storico di Napoli e rappresenta la miseria e le contraddizioni di quel tempo.
VINCENZO GEMITO
Mathilde Duffaud, scugnizzi napoletani, il pescatorello
Gli altri, i tanti altri oltre a quelli già elencati, trascorreranno a Parigi, chi più chi meno, un periodo artisticamente importante della loro vita.
Si viene a creare così un dialogo intenso fra la pittura napoletana e le espressioni artistiche che fanno di Parigi la capitale europea dell'arte. Ed è questo dialogo ad avere ispirato i curatori della mostra, Luisa Martorelli e Fernando Mazzocca.
Come dal titolo, emergono nella mostra due figure che giganteggiano nel panorama artistico napoletano. In De Nittis lo stile pittorico impressionista si unisce ad evidenti caratteristiche della sua formazione napoletana: egli cattura il paesaggio parigino animandolo con figure femminili in abiti neri che attraversano le piazze e i boulevard.