Dal 2015 per due anni ha vissuto nel campo profughi di Khanke, nel Kurdistan iracheno, insieme alla famiglia e alla comunità Yazidi di cui fa parte per sfuggire alle persecuzioni dell’ISIS, un vero e proprio genocidio, il primo del XXI secolo, contro questo piccolo gruppo religioso.
Ora Zina Salim Hassan frequenta un corso di laurea in “Modern communication” presso la LCC International University di Klaipeda in Lituania Lubiana e vuole diventare fotogiornalista.
In realtà fotogiornalista lo è già perché le sue foto, stanno facendo il giro del mondo. Gli scatti raccontano la vita e la dignità della sua gente costretta a condizioni molto difficili. In Italia le è stato conferito il Premio Ischia Internazionale per il “giornalismo dei diritti umani”. è stata premiata con il “Emerging Young Leaders Award” per il 2018 dal Dipartimento di Stato Usa e nominata ambasciatore dell’organizzazione umanitaria francese Aide Humanitaire et Journalism.
L’intervista è stata pubblicata (in inglese) sul sito della LCC International University (www.lcc.lt/zina-hamu-a-yazidi-genocide-survivor-in-klaipeda).
Le tue foto sono state esposte al MAXXI di Roma, nella mostra “Momenti di vita Yazidi nel campo profughi di Khanke”. Come sei stata coinvolta in questo progetto?
La mostra è parte di un progetto supportato dal Ministro della Difesa Italiano, l’UNICEF e l’agenzia ZED. Dopo dieci mesi passati nel campo una organizzazione, la “Warvin”, ha offerto a noi ragazze Yazidi l’opportunità di prender parte a varie attività per aiutarci a superare il trauma che abbiamo sofferto a causa del genocidio. Una fotogiornalista curda, Shayda Hessami, ha iniziato il progetto della fotografia. Ci voleva insegnare le tecniche fotografiche, ma soprattutto voleva dare forza alle giovani donne Yazidi. Venti di noi furono scelte per il progetto e io ero una di loro. Allora avevo 19 anni.
È stato subito dopo che hai terminato la scuola?
Stavo frequentando l’ultimo anno quando l’ISIS ha occupato la mia città, Shingal. Allora furono cancellati tutti gli esami finali con la conseguenza che non ho potuto prendere il diploma. Intanto il mio papà era morto e noi siamo scappati dalla città. Per nove giorni abbiamo vissuto sulle montagne. Poi ho fatto gli esami finali mentre ero in un campo profughi. Ovviamente, non avevo libri di testo. Non potevo né studiare né prepararmi. Solo con l’aiuto di Dio sono riuscita a passare gli esami e a prendere il diploma. Ero davvero in uno stato terribile e ancora non posso credere che ce l’ho fatta.
Prima che l’ISIS occupasse la tua città che cosa pensavi di fare dopo il diploma?
Ho sempre desiderato diventare un medico pediatra. Non volevo fare nient’altro. Volevo curare i bambini e farli stare meglio. Purtroppo il risultato dei miei esami finali non sono stati abbastanza buoni per poter accedere a una scuola di medicina. Ovviamente ero molto delusa. Ma ora il mio desiderio è essere una fotogiornalista. Questo progetto mi ha aiutato a realizzarlo. Voglio far vedere al mondo che cosa gli Yazidi stanno sopportando a causa del genocidio. Non ci sono molte giornaliste donna da dove io vengo. Per me è un onore essere una di loro. Voglio rappresentare le ragazze Yazidi. Voglio essere la loro portavoce e voglio dimostrare quanto sono forti queste ragazze.
Che cosa hanno subito le ragazze Yazidi in seguito al genocidio?
È molto difficile parlare di questo. Sono stata testimone di genocidi già due volte. E sta andando sempre peggio. Le ragazze Yazidi sono o rapite o uccise. L’ISIS tiene prigionieri i bambini Yazidi e li addestra a diventare terroristi. Sono bambini di soli 7-8 anni! Quelli che non si convertono all’Islam vengono uccisi. Le ragazze Yazidi vengono rapite e violentate. Molte di loro sono vendute come schiave sessuali. Di moltissime non si sa più nulla. Di alcune mie amiche con le quali sono andata a scuola si è persa ogni traccia. Non sappiamo nulla di che cosa sia loro accaduto. è molto difficile per me parlarne così apertamente. Dopo, piango per tre giorni, ma questo è proprio ciò che debbo fare. Voglio che ognuno sappia cosa sta accadendo.
Perché l’ISIS perseguita gli Yazidi?
Siamo perseguitati a causa della nostra religione. L’ISIS vuole che ci convertiamo all’ISLAM, è questa la ragione per cui siamo perseguitati. I nostri bambini sono rapiti e le nostre ragazze violentate. Non abbiamo altra scelta che fuggire.
Ci racconti del tuo viaggio dal campo profughi fino a Klaipeda, in Lituania?
Ho vissuto al campo profughi di Khanke per due anni. Mentre ero lì ho fatto molto volontariato per varie organizzazioni. Ho lavorato in un presidio sanitario. Ho fatto da guida sanitaria per aiutare le donne e i bambini che erano scappati dall’ISIS. Ho anche fatto la volontaria in un asilo per 10 mesi. Ho organizzato varie attività per bambini disabili e ho aiutato uno psicologo che si occupava di donne traumatizzate. è stato allora che ho saputo del progetto di fotogiornalismo e ne sono stata coinvolta. è stato questo progetto a motivarmi ad andare all’università e ottenere una laurea. Ho scoperto che c’era l’opportunità di fare un esame di lingua, e grazie al mio risultato sono stata accettata al programma dell’LCC. Ero molto felice perché quello era per me un grandissimo obiettivo! L’LCC International University mi ha offerto questa opportunità veramente unica e io non dimenticherò mai chiunque mi abbia aiutato ad arrivare fin qui. Mi sono trasferita a gennaio di quest’anno e ho cominciato a studiare.
Come ti sei trovata in questo passaggio? È stato difficile abituarti a un ambiente completamente nuovo?
Ho sentimenti contrastanti. è difficile dire quello che ho passato quando vivevo nel campo profughi. Non posso dimenticare quell’orrore. Non posso dimenticare quelle ragazze che conoscevo da quando ero bambina e che adesso non si trovano più. Inoltre, proprio quando ho saputo che ero stata accettata alla LCC, ho scoperto che mia madre ha un cancro. Era una decisione molto dura, ma mia mamma e il resto della famiglia mi hanno incoraggiata ad andare. Mamma ha già avuto tre interventi e adesso si sta riprendendo. Sono così sollevata! Ma è difficile perché la mia famiglia mi manca. Non sempre loro hanno internet. non posso stare in contatto con loro ogni volta che voglio. Questo mi preoccupa, naturalmente. Ma qui, a Klaipeda, mi sento molto sicura. Ora so che ho un futuro. Grazie alla LCC ora posso fare progetti per il futuro e avere obiettivi per cui lavorare. Quando non ho potuto fare i miei esami finali per via dell’ISIS, mi sono sentita veramente a pezzi. Dopo di che ho dovuto vivere in un campo per due anni. Non avevo nessun’idea di che cosa mi sarebbe accaduto. Ancora non posso credere che sono riuscita a passare gli esami e ad entrare all’università.
Quali sono i tuoi sogni e le speranze per il futuro?
Voglio che il genocidio degli Yazidi finisca. E voglio che sempre più gente sappia. Per me i soldati dell’ISIS sono bestie. Sposano ragazze che hanno 8-9 anni. Distruggono le loro vite. Voglio essere la voce delle ragazze Yazidi e dei bambini Yazidi. La gente deve quante sofferenze gli Yazidi debbono sopportare. Noi non facciamo male a nessuno. Vogliamo solo la pace. Voglio che tutti sappiano che cosa sta accadendo in quella parte del mondo. è il mio sogno diventare una fotogiornalista e diffondere questo messaggio. Adesso che mia madre si sta riprendendo dal cancro, mi sembra come se entrasse in una nuova vita, ma una nuova vita sta cominciando anche per me. Voglio sfruttarla al massimo.